Chi sono i migranti in arrivo in Italia?
L'Ambasciatore Jill Morris ha ospitato un evento per presentare i risultati del rapporto: "Study on Migrants’ Profiles, Drivers of Migration, and Migratory Trends"
Finanziato dal Department for International Development (DfID), lo studio è stato realizzato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni con la collaborazione dell’Istituto Universitario Europeo (EUI) di Fiesole.
Alla presentazione hanno preso parte, tra gli altri, il Prefetto Rosetta Scotto Lavina, del Ministero dell’Interno, Paola Cogliandro, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e Federico Soda, Direttore dell’Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo dell’OIM.
Lo studio, basato su 1031 interviste condotte dai ricercatori dell’EUI a migranti incontrati in numerose strutture recettive e insediamenti informali in Italia, ha avuto lo scopo di raccogliere informazioni sulle passate esperienze lavorative delle persone arrivate in Italia (soprattutto via mare) sul loro livello di educazione, sulle loro qualifiche professionali e sulle loro aspirazioni in termini occupazionali.
“I flussi migratori verso l’Italia sono numericamente in linea con quelli registrati negli ultimi due anni”, ha commentato Federico Soda, “ma sono cambiate le nazionalità dei migranti: son diminuiti gli arrivi dal Corno d’Africa e dal Medio Oriente, mentre è aumentato il numero di persone originarie dell’Africa occidentale.”
I dati raccolti mostrano come molti dei migranti intervistati – il 62 per cento – non siano partiti dal loro paese di origine con il progetto di venire in Europa. Il piano migratorio ha spesso preso forma lungo le varie tappe del viaggio, e non pochi sono coloro che volevano andare in Libia a lavorare ma che sono stati costretti alla traversata del Mediterraneo per fuggire ad abusi e violenze subite in quel paese. Molti sono inoltre coloro che si augurano di poter restare in Italia e che non hanno intenzione di proseguire il loro viaggio in altri paesi europei: un’inversione di tendenza rispetto a solo qualche anno fa.
Le interviste hanno evidenziato come molti dei migranti abbiano avuto esperienze lavorative, a volte anche semi-qualificate, in vari campi, tra cui il settore della meccanica, dell’edilizia, dell’agricoltura e della pesca.
Federico Soda ha così commentato:
Dai dati raccolti dalla ricerca emerge come sia necessario creare opportunità di ingresso regolare per motivi di lavoro, anche incrociando i dati sul fabbisogno del mercato del lavoro italiano di manodopera semi qualificata e specializzata, e come risulti utile programmare, di concerto con le autorità competenti, un sistema snello di riconoscimento dei titoli di studio e delle qualifiche degli immigrati in ingresso, prevedendo anche l’avvio di eventuali percorsi di riqualificazione professionale e di studio. Allo stesso tempo la rilevazione dei profili socio-economici potrebbe essere utilizzata per indirizzare interventi di cooperazione internazionale e di sviluppo locale nelle aree di origine dei migranti, con un focus sulla creazione di opportunità lavorative per i giovani.
La versione integrale dello studio sarà disponibile a fine settembre, in italiano e inglese, sul sito dell’OIM Italia